TRENT’ ANNI DOPO
Nel salone di casa di due di noi, Raimondo e Paola, a Portuense. Tra il marzo e il novembre di quel 1991.
Quanto è difficile scegliere un nome
Non sai nemmeno bene a “cosa” stai dando un nome, ed hai solo una vaga percezione dei “perché” che pure, con gli altri, ti stai raccontando da un pò, sulla necessità di mettere su una “associazione” e che sia “culturale”
Per dare un’idea, ad un certo momento, come possibile nome della nuova “associazione”, era il lizza anche “Devastazione Selvaggia”. Davvero. Con qualche difficoltà ulteriore, temo, nell’ottenere i già faticosi permessi.
Giravano, all’opposto, anche nomi come “Insieme”, “Tutti insieme” cose così da club scoutistico. Vabbè.
Poi si disse che nel nome doveva emergere un “contro”, un andare “contro”, sì ma cosa? Un clima, un’aria, un andazzo. “Contro”, ma allo stesso tempo anche “per”, in senso positivo, costruttivo, solidale. E che cavolo. Quanto è difficile scegliere un nome.
Sul dizionario, contro-senso …contro-tempo …contro-luce…controchiave..ma che è leggi un po’ ? “Seconda chiave di una serratura o chiave di una seconda porta”. Mah..
Scelta democratica, nomi in lizza su foglietti di carta vince lo sconosciuto come a volte accade.
A casa di Raimondo. Raimondo Nitoglia non c’è più già da tanto. Come da tanto non c’è più Gianni. Gianni Tabò. Due di noi. “Gianni e Ray” sono insieme, nella sezione del nostro sito dedicata a loro.
E poi, ci sono le centinaia e oramai forse migliaia di altri che sono passati e a un certo momento se ne sono andati, ma mai completamente, perché qualcosa rimane. Le stesse lettere di dimissioni dei pochi che sono andati via per disaccordi, incomprensioni, aspettative mancate, sono sempre accorate.
E’ importante parlare proprio oggi di chi, e in tanti modi, non c’è più, perché a pensarci oggi festeggiamo un lungo, lungo “frattempo”, che è (sempre il dizionario) lo spazio di tempo che intercorre tra due momenti successivi, anche distanti tra loro, in quanto si determinino contemporaneamente altri fatti o situazioni.
C’è un “frattempo” quando tra due “momenti” diversi accade qualcosa.
Allora ricordare oggi il 1991 è importante solo perché c’è l’oggi, il 2021, ci sono altre persone, desideri, sfide, o insoddisfazioni, incertezze, sensi di mancanza.
Non è la festa solo di chi iniziò, ma anche di tutti quelli che hanno continuato, di chi c’è oggi e di chi se ne andrà o continuerà ad esserci domani. Si sposta continuamente in avanti, il secondo termine di paragone di questo “frattempo”.
Trent’anni di “frattempo” sono qualcosa perché da questa montagnetta di anni, abbiamo il raro privilegio di poter oramai vedere gli effetti nel tempo di una scelta di appartenenza
La controchiave con la c minuscola venne scelta proprio perché è la “Seconda chiave di una serratura o chiave di una seconda porta”. Fatta per aprire porte che altrimenti resterebbero chiuse, perché la chiave principale di accesso alle opportunità, al cambiamento, è rotta, perduta, o non è mai stata nelle tue mani. O per entrare da altre porte, che nemmeno si pensava esistessero.
Ma è’ un cavolo di problema, disporre di una seconda chiave, o di una seconda porta. A quel punto non provare ad entrare diventa una scelta solo tua.
Controchiave, con la C maiuscola dal 1991 non ci ha lasciato più spazio a scuse, per quello che nemmeno provavamo a realizzare, perché quella chiave che apre ogni giorno due sedi, ha aperto la possibilità di una serie che non riusciamo più a calcolare di spettacoli mostre rassegne interventi progetti azioni concrete nelle scuole nel sociale nel territorio.
Soprattutto la Festa per la Cultura, che materializza con il contributo di tanti di noi per soli tre giorni le nostre utopie di un diverso vivere insieme, ti leva definitivamente la benedetta scusa del “non è possibile”, e ti costringe a prendere atto che sei tu a decidere di chiuderti o no entro limiti, margini, dietro porte.
Di solito si chiudono questi discorsetti dicendo .. tipo auguri per i “primi” 30 anni cose del genere. Nessuno sa in realtà cosa ci aspetta già da domani.
Nel 1991 alcuni decisero di costituire questa “associazione culturale”, semplicemente perché non potevamo farne a meno.
Bene, vi voglio dire che nel 2021 una nuova legge sul Terzo Settore impone che per avere maggior rilevanza, importanza, opportunità, insomma, per avere ancora più controchiavi per aprire porte e superare margini, questa associazione si dovrebbe trasformare in una cosa che si chiama Ente di Promozione Sociale. Per fare questo, dovremmo avere, in proporzione con la dimensione che l’associazione oramai ha, un numero alto, più alto dell’attuale, di persone che stringono il patto di dedicare una parte delle proprie energie creative partecipative e pratiche a questo progetto.
In sostanza, nel 2021, serve un pò una nuova generazione di “fondatori”, che non abbiano ben chiaro “cosa” gli manca, abbiano una vaga percezione dei “perché” che possano muoverli, ma che, come nel 1991, sentano ognuno, personalmente, la necessità di stringere il patto di fare qualcosa insieme per scoprirlo.
Nel frattempo, buona festa dei trent’anni, che è di tutti noi.